“Caro Peppino io vivo dei tuoi tessuti come di sentimenti intimi e di liriche imaginazioni. Per ciò lontano tu mi sei presente di continuo. Presente così mi sarai anche nella mia nuova casa di Schifamondo costruita da Gian Carlo Maroni con un’arte severa che rivendica l’architettura oggi
Egli viene a chiederti, con la mia stessa mano tesa, ̶alcuni tessuti per le mie pareti già calde della mia opera migliore: Bonarrota. Ti offro uno dei trentatré esemplari destinati agli eletti.
Ti abbraccio. Statte bbone,cumpà.
Il tuo Gabriele D’annunzio
12 Luglio 1935”

La nostra storia
Lettera di D'annunzio a Giuseppe Lisio
12 Luglio 1935


La storia di Lisio si intreccia profondamente ed intimamente con la storia dell’Arte culturale e letteraria italiana e ne rappresenta un frammento di alto spessore, come simboleggiato dal carteggio del poeta abruzzese Gabriele D’annunzio. Fu grande l’amicizia che legò Giuseppe Lisio, il fondatore dell’azienda, all’Immaginifico.
Abruzzese come D’annunzio, Giuseppe Lisio: «Era nato a Roccamontepiano in provincia di Chieti, il 26 febbraio 1870 […] Fervore di ingegno, ampiezza di vedute, gusto artistico, portarono Lisio a interessarsi alla storia dell’industria della seta in Italia […] Ripristinare l’industria della seta come arte pura, divenne per Lisio una missione e formò l’originalità della sua vita. L’impresa non era facile […]trattandosi veramente di risuscitare tutto dal nulla: bisognava rifare gli antichi telai a mano, educando ad essi un’apposita maestranza; poi occorreva fondare alcuni centri per la vendita del prodotto…»
(Antonio Bruers, “ Giuseppe Lisio. Un maestro dell’Arte della Seta”, 1946)
E’ in questo ambito che si radica la nascita di Lisio a Roma. Situato in Via Sistina 120, l’antica “strada Felice”,” inaugurata da Papa V (Felice Perretti), la nostra bottega si colloca a Palazzo Campello. Di fronte all’entrata, nei locali interni dal soffitto a volta, compare un piccolo ballatoio e una scritta in latino: “Nihil Agendo Homines Mala Agere Discunt” (Non facendo nulla, gli uomini imparano a fare del male) a testimoniare l’innata operosità del fondatore. La pavimentazione, realizzata dai famosi “serciaroli” romani, con i “san pietrini” di Via del Tritone” e gli arredi originali, sono già di per sé storia ed anche per questo l’assessorato al commercio di Roma ci ha conferito l’encomio di “Negozio storico”.